19 ottobre 2018

19.10.18

Dal blog di David Nicodemi: Referendum Atac

...osservazioni sulla "chiacchierata con Conduttore Metro B"


Riprendiamo un articolo pubblicato sul blog di David Nicodemi (potete leggerlo per intero cliccando qui) per fare il punto su quanto sta accadendo nel marasma che si muove dietro il referendum consultivo che l'undici di novembre si celebrerà a Roma. Avremmo voluto rimanere neutrali e limitarci, come il nostro blog amico Odissea Quotidiana, il video che Carlo ha diffuso sui social e che racconta il referendum dal lato istituzionale senza nessuna presa di posizione...


...ma di fronte alle menzogne di un eminente rappresentante dei lavoratori di atac, gentile ospite di David Nicodemi che prende nette posizioni politiche motivandole con grandi falsità, ci sembra giusto puntualizzare e in molti casi rintuzzare certe affermazioni.

...l’Atac è patrimonio di tutti noi romani, tutti noi abbiamo contribuito a costruire le infrastrutture e ad acquistare autobus, treni e tram. Perché regalarlo a un soggetto privato?


Primo gravissimo e fuorviante errore: i mezzi sono e restano di proprietà del comune, sebbene sia troppo presto per festeggiare la vincita del SI quello che va a gara è il servizio e non i mezzi o l'infrastruttura che rimarranno di proprietà pubblica. A riprova di questa menzogna bella e buona c'è il tanto osteggiato "privato Roma TPL Scarl" i cui mezzi sono proprietà privata ma alla fine del contratto il comune ritorna ad esserne il proprietario...il fatto che che sulla livrea portano ancora scritto ATAC (interamente di proprietà del comune) non è un caso.

...lo sappiamo come vanno le “privatizzazioni” in Italia, prendiamo il caso di Alitalia


Secondo gravissimo e fuorviante errore: nel referendum la società ATAC non è proprio contemplata, si parla di mettere a gara il servizio del trasporto locale romano.


Si parla di rendere vivibile una città offrendo al miglior offerente l'opportunità di trasformare un servizio che al momento è penoso, in un qualcosa di competitivo e concorrenziale.

La concorrenza fa male? 
Ditelo al milione e passa di utenti che dai prezzi stratosferici di TIM, Vodafone e Wind è passato a pagare dai 5 ai 10 euro per un fottìo di minuti di chiamate, quintali di sms e carrettate di GB...Ma torniamo ad ATAC: in nessun punto dei due quesiti si parla di rilanciare una società, peraltro decotta, che da decenni è vittima di ricatti sindacali oltre che di una conclamata mala gestione.

Gli Italiani si sono espressi sulle privatizzazioni dei pubblici servizi con un referendum nazionale, dove vinse il no, quindi ci pare molto anacronistico questo referendum

Su questo punto c'è da fare un distinguo: le privatizzazioni dei servizi che venivano proposte agli italiani riguardavano il malloppo intero ovverosia la gestione dell'intera filiera di beni fondamentali come l'acqua. Si chiedeva ad esempio di regalare il monopolio di un servizio, bollette incluse, ai privati che avrebbero potuto decidere di far pagare l'acqua anche 150 euro al litro. Nel caso di questo referendum la tariffazione dei biglietti resta esclusivo appannaggio del comune che, come detto prima, rimane proprietario delle infrastrutture e dei mezzi e può revocare in qualsiasi momento l'affidamento al privato che tenta di fare il furbo.

Le colpe sono molte e di tanti soggetti...la politica...i dirigenti...Poi ci fermiamo qui, altrimenti ti becchi una querela...

La verità e che bisogna fermarsi lì. 
Perchè parlare dei lavoratori, dei dipendenti atac, che si comportano in modo riprovevole è bene non parlarne.

E' bene non scrivere che se al referendum passa il si e tutto va secondo i piani il "conduttore metro b" rischia di perdere il posto insieme a tanti altri (cialtroni e non cialtroni), visto che l'eventuale passaggio ad una società privata comporterà meno privilegi, meno permessi, meno stratagemmi più o meno legali per permettere ai lavoratori di starsene a casa ed in alcuni casi dedicarsi a un secondo lavoro.

E' bene non parlare dei sindacati, difensori di una sindacalista che, non soddisfatta delle denunce fatte in televisione, decide di farsi ancora più pubblicità facendosi riprendere a volto scoperto mentre è in servizio e di dire cose che l'azienda non ha autorizzato (se indossi la divisa sei ATAC e non una Micaela Quintavalle qualsiasi).


E' bene non parlare dei sindacati che lottano contro l'introduzione del badge per tutti, perchè poi sul posto di lavoro ti ci devi presentare in orario e non puoi spegnere il telefonino e sparire. E' bene non parlare della lotta contro l'introduzione dell'autista bigliettaio, che in Cotral è ormai una realtà, perchè in ATAC l'autista è già troppo impegnato a guidare e contemporaneamente giocare con il telefonino:


Perchè se cominciamo a scoperchiare il vaso di pandora non vengono fuori le querele ma l'immagine di una casta, dove ogni giorno le pecore nere che in molti dicono siano "una piccola parte", vengono coperte dalle pecore bianche "perchè anche se si comporta male, è un collega, c'ha famiglia e poi ...oggi tocca a lui e domani potrebbe toccare a me...". E allora tutti zitti e sindacato compatto e pronto a far sciopero se l'azienda si azzarda a toccare i colpevoli. Quel sindacato che dovrebbe difendere i diritti del lavoratore con il 


E allora tutti zitti, sindacato compatto e pronto a far sciopero se l'azienda si azzarda a toccare i colpevoli. Tutti muti se il collega mette le mani addosso ad un passeggero che protesta.


E allora è meglio parlare dei presupposti pentimenti dell'inghilterra, di Tatcher, e di un paese che a breve diventerà extracomunitario. Meglio raccontare l'ennesima favoletta montata ad hoc "in inghilterra non funziona nulla, stanno tornando indietro" quando invece la realtà è che c'è un dibattito su rinazionalizzare alcune attività (e non tutte)


Meglio parlare di un gestore privato che a Roma funziona male, sebbene dai rilevamenti quotidiani di MercurioPsi (a settembre) nove giorni su dieci la percentuale di servizio del privato è sempre superiore di diversi punti percentuali rispetto ad ATAC.


Meglio buttarla sulla classica guerra tra poveri e di distrazioni di massa, nascondendo sotto il tappeto le responsabilità quotidiane dei dipendenti (disattese) e dando addosso a una programmazione ed una organizzazione aziendale, oppure di "aprire le porte agli utenti" quando per due volte al mese proprio i lavoratori le chiudevanoper dedicarsi allo sciopero (andandosene a casa invece di fare volantinaggio e sensibilizzazione dell'utenza), oppure quando tapezzano i gabiotti di fogli per non far vedere agli utenti che cosa combinano dentro.


Parlano solo adesso di "chiedere scusa all'utenza" se il servizio si discosta dalla carta dei servizi senza rendersi conto che di scuse ne abbiamo sentite fin troppe, parlano di "azienda di tutti" in cui però disagio, attese e debiti sono dell'utenza e dei cittadini, mentre pause, permessi, permessini e anarchia nei turni continua ad essere esclusivo appannaggio dei dipendenti.


E allora "mejo de no" alle storielle distorte e ad ulteriori menzogne di chi, dietro le quinte, è riuscito a far scappare a gambe levate dirgenti che avevano scoperto magagne sulla gestione di dopolavoro e mense, sull'acquisto di gomme a prezzo maggiorato, su ore regalate ai sindacalisti e così via.

A questo punto potete anche etichettare il nostro pensiero come "radicale" o "a favore del si nel referendum". Noi vogliamo solo ribadire che le campagne propagandistiche a favore o contro un referendum andrebbero fatte usando motivazioni vere e certificabili senza inventare favolette che portano poi "a pensar male" dell'interlocutore e dell'intervistato.

Lasciamo dunque sigaretta e caffè ai protagonisti di questa nostra puntata, nella speranza che si rendano conto della gravità delle affermazioni che hanno avuto il coraggio di dire/scrivere.

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