13 novembre 2018

13.11.18

La vittoria dell'astensione.

Eccoci qui all'indomani del referendum consultivo a tirar le somme sull'esito delle votazioni sul trasporto pubblico locale capitolino


Partiamo dai numeri ufficiali.

16.4 % la percentuale di chi è andato a votare sul totale degli aventi diritto. Percentuale molto bassa a prescindere dal problema quorum: il referendum sarebbe stato dichiarato valido qualora si fosse raggiunto il 33 % di votanti sul totale degli aventi diritto. Il problema quorum finirà presto in tribunale a causa del pastrocchio del nuovo regolamento del campidoglio che lo ha abolito per i referendum futuri ma non per quest'ultimo indetto prima dell'approvazione del regolamento stesso.


74 % i votanti che hanno posto la loro crocetta sul sì. Un numero molto alto che conferma che chi è andato a votare era propenso per il cambiamento mentre molti sostenitori del no hanno preferito starsene a casa e votare indirettamente tramite il meccanismo dell'astensione.


Ma analizziamo le motivazioni più popolari tra chi sapeva ma non è andato a votare
(N.B. l'ordine è casuale).

Non voto uguale a no: una delle motivazioni più ricorrenti tra gli astenuti. A che serve andare a votare se il No lo si può esprimere standosene a casa? Ragionamento molto pratico che però ha come altra faccia della medaglia il sollevamento della polemica "referendum = soldi buttati" che scoraggerebbe futuri referendum.


Disinteresse e sfiducia nella classe politica che ci governa. E' una motivazione sempre più ricorrente legata alla sfiducia del mondo della politica anche nei confronti dei cinquestelle che dopo anni di lavoro di critiche e promesse dagli scranni dell'opposizione, adesso che si trovano al potere (sono già 2 anni di amministrazione pentastellata) non sono riusciti a combinare granchè.


Questione troppo tecnica: lamentela di chi è convinto che il problema della gestione del trasporto pubblico locale sia una questione più amministrativa/organizzativa che politica. A questa categoria possiamo aggiungere chi non è stato toccato dalla pubblicizzazione del referendum. L'informazione non è stata perfetta anzi, possiamo affermare di numerosi casi di disinformazione (privatizzano l'atac, aumentano il biglietto...) che invece di far bene ha fatto molto male al referendum stesso.


Ho la maghina, che mme frega dell'ATAC: motivazione che racchiude una grossa fetta di romani che da sempre preferiscono auto e scooter per muoversi nella capitale. Non condividiamo il loro ragionamento, pur essendo pendolari, visto che un trasporto pubblico funzionante dissuade chi usa la macchina "per disperazione" e svuota le strade rendendo fluido il traffico.


Il referendum non serve a nulla: altro schieramento di persone che non sono andate a votare pensa che essendo il referendum non vincolante perchè consultivo, non verrà preso in considerazione da chi ci amministra che, per inciso, ha osteggiato il referendum fino all'ultimo. In realtà l'esito del referendum poteva essere occasione di mandare un messaggio a chi sta al potere, un movimento che fin dal suo insediamento aveva promesso di stare vicino al popolo con consultazioni pubbliche (come i refendum) che in 2 anni non si sono viste proprio.


Concludiamo la rassegna con le cassandre improvvisate, quelli che hanno affermato "non vado a votare perchè tanto il referendum non passa", un pericoloso atteggiamento che, se preso sul serio, dimostrerebbe una grave mancanza di serietà nonchè di ideali e di senso civico.


Vi lasciamo adesso alle libere interpretazioni del referendum da parte di pseudo-vincitori, pseudo-vinti, di ricorrenti al tar e di "vi do una testata se osate lamentarvi del servizio".
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