13 gennaio 2020

13.1.20

Il binomio per eccellenza.


In questa puntata la proposta letteraria riguarda la Sicilia e la Mafia, un binomio tristemente famoso da più di un secolo in tutto il mondo.

Ce ne parla Attilio Bolzoni, un giornalista nisseno corrispondente di Repubblica che di Palermo e di Cosa Nostra ne sa parecchio, essendosi occupato in prima persona di cronaca nera a Palermo negli anni delle stragi. 



Nel suo "Il Padrino dell'antimafia" si parte dall'arresto nel 2006 di Bernardo Provenzano, dall'inizio dell'ascesa di Antonello Montante come simbolo dell'impresa industriale siciliana che si ribellava al pizzo e alla mafia e ci si inerpica tra le tortuose vie che portano stato e mafia a trattare, a collaborare. Eccovi una breve introduzione.


Un siciliano che è “nel cuore” di un boss di Cosa Nostra diventa misteriosamente il faro dell’Antimafia italiana. Il delitto perfetto.
Con la complicità di ministri dell’Interno e alti magistrati, di spie e generali, Calogero Antonio Montante in arte Antonello è il personaggio che più di ogni altro segna l’oscura stagione delle “mafie incensurate” che dettano legge dopo le stragi del 1992.
Simbolo della legalità per Confindustria e a capo di una centrale clandestina di spionaggio, fra affari e patti indicibili la sua storia fa scorgere un pezzo d’Italia con il sangue marcio.
Chi è davvero Montante? Solo il prestanome di un sistema imprenditoriale criminale? Il pezzo “difettoso” di una perfetta macchina di potere? È pupo o puparo?
Ma c’è un intrigo nell’intrigo: le telefonate del Presidente. Qualcuno sospetta che nelle mani di Montante siano finite le registrazioni delle conversazioni fra l’ex Capo dello Stato Napolitano e l’ex ministro Mancino, quei quattro colloqui agli atti del processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia che la Corte Costituzionale aveva ordinato di distruggere.
Condividi: