23 settembre 2017

23.9.17

Non era una domanda.

@pcavorsi segnala per l'ennesima volta lo stato di abbandono del capolinea laziali che fra pochi mesi compirà un annetto di disagio. Dal canto suo Giacomo afferma che anche altre fermate sono in condizioni simili.


Singolare la risposta dell'infoatac: un laconico e secco no, una negazione a non si sa quale domanda (Giacomo non ha messo il punto interrogativo finale).

Ancora una volta trionfa la superficialità dell'addetto infoatac nel leggere le segnalazioni che arrivano via twitter.

Applausi.
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23.9.17

Le verifiche di Topo Gigio

@daditalia ennesima vittima dell'infoatac che 'effettua verifiche' non si sa in quale modo


Visto quanto è successo sospettiamo che la verifica si basi sul guardare uno schermo (spento?) o sulla consultazione telefonica di Topo Gigio intento a pranzare (alle 2 del pomeriggio cosa può fare un topo?).


Riteniamo cmq l'utente più fortunato di @78alexb che, a causa dei troppi impegni di Topo Gigio, non ha ricevuto immediatamente la comunicazione immediata sul fatto che un tram stava tappando la strada.

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22 settembre 2017

22.9.17

I migliori tweet all'infoatac dell'estate (parte 2)

Continua la rassegna estiva del premio 'miglior tw all'infoatac'; qui la collezione completa.

In questa puntata vi proponiamo collaudatori di Ferrari


...bagarinaggio d'acqua...


...la partecipazione straordinaria di Alonso alla guida dei bus...


...pericolose malattie a Basilica di San Paolo...


...deliziosi odori e leggi fisiche messe in discussione da ATAC...


...infine c'è chi va a piedi e chi elargisce importanti informazioni a chi si occupa del trasporto pubblico della capitale...


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22.9.17

I migliori tweet all'infoatac dell'estate

Puntata speciale con una imperdibile compilescion di nostri retweet direttamente dall'amaca estiva su cui ci dondolavamo: i migliori tweet all'infoatac dell'estate! Qui la collezione completa.

ValeriaG decide di andare a piedi, rosicando per i soldi dell'abbonamento buttati


Pacificarim trae le sue conclusioni sentendo i dipendenti della sicurezza discutere sul posto di lavoro di peti e assimilati.



1patryk_ riflette sui privilegi di alcuni utenti che riescono ad usufruire del numero limitatissimo di veicoli


Stella Teodonio ricorda che oltre alle navette della metro a il servizio ATAC prevede anche altre linee


Simone Striano gioisce per la botta di culo nel riuscire a beccare tutte le coincidenze dei bus


Fabio Gaglini medita una consultazione di aruspici, ritenuti molto più seri ed affidabili dell'infoatac


Botta e risposta a distanza di un giorno tra Gianni Colacione e largentana su eventuali precipitazioni di bus nella capitale.


Gianmario Mariniello ed Emanuele Polimanti fanno alcune considerazioni sul bollettino di guerra che quotidianamente viene fornito dall'infoatac con calma flemmatica


Dulcis in fundo, Raffaella Perugini ci segnala un episodio di encomiabile civiltà degli utenti, in fila all'unica macchinetta funzionante (su sei) per acquistare il titolo di viaggio, correndo peraltro il rischio di pagare senza ricevere il biglietto.

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21 settembre 2017

21.9.17

Gocce di pioggia su di te...


Ripercorriamo la fantastica domenica del 10 settembre, quando il primo monsone della stagione si è abbattuto sulla capitale. Ore 9.43, primo utente che chiede lo stato delle stazioni metro (nel frattempo fuori diluvia).


L'addetto infoatac, che dovrebbe essere sul pezzo (alle 2 del mattino l'infoatac ha annunciato che a partire dalle 6.15 interagirà con l'utenza, malgrado sia domenica) solo dopo 5 minuti risponde 'nessuna criticità'. Ore 9.48: prima interazione del giorno.


L'utente però incalza l'addetto: le stazioni sono chiuse. A questo punto l'addetto precisa (ore 9.52): sono chiusi alcuni ingressi per evitare allagamenti. Questo dall'infoatac è considerata "Nessuna criticità"?

Altro utente, altra menzogna: nessuna criticità sul servizio Metro. I treni passano, ma i passeggeri non entrano in stazione a causa dei varchi chiusi. Per l'infoatac e per i vertici ATAC il servizio è regolare, gli irregolari evidentemente sono gli utenti incapaci di attraversare le sbarre dei cancelli chiusi.

Alle 10.41 arriva finalmente la resa: Lepanto chiusa.

Seguono a ruota Ottaviano, Repubblica, l'interruzione del tratto Ottaviano-Flaminio.
Alle 11.16 cede anche la metro B: Laurentina-Magliana.

Il bollettino di guerra continua con Lucio Sestio, Numidio Quadrato, stazioni che riaprono per poi richiudere, tram che si fermano...insomma il delirio totale. Potremmo fare considerazioni relative a manutenzione e organizzazione del servizio di ATAC; ci limitiamo a raccontarvi i problemi di comunicazione.


Errore: l'addetto infoatac piuttosto che scorrere i messaggi 'inutili' e concentrarsi sulle richieste dell'utenza, indugia, in modo molto polemico, a rispondere ad utenti che fanno considerazioni sull'organizzazione del servizio. Tweet polemici come questo non solo sono una perdita di tempo dell'addetto, ma danno spunto agli utenti per spammare con altra polemica. 


Soluzione: se il tweet è poco pertinente l'addetto DEVE andare avanti nella tl e concentrarsi sul tweet successivo senza rispondere.



Errore: se le stazioni sono chiuse, anche in una sola direzione è improprio definire regolare il servizio. Sarà regolare il passaggio dei treni ma il servizio per chi lo deve usare NON è regolare. 


Soluzione: evitare di definire il servizio regolare e limitarsi a elencare i problemi.


Errore: inutile stare a polemizzare con l'utenza, il lavoro dell'infoatac è fornire informazioni e non ribattere a tweet polemici o meno. Insistere sul 'servizio regolare', come detto prima, non è molto furbo, visto che le stazioni sono chiuse. 
Soluzione: rispondere solo ai tweet di richiesta o di segnalazione disservizi (ed evitare di raccontare che il servizio è regolare).



Ecco un esempio pratico di tweet disinformativo e di tweet informativo: è corretto dire 'Metro A attiva', è errato definire il servizio 'Regolare'.

Doppio Errore: inutile twittare 'un attimo stiamo verificando', si sottrae tempo al lavoro vero (evadere altre richieste, preparare la risposta utile all'utente etc), a scapito della qualità del servizio. Ridicolo chiedere 'sei a bordo?': stiamo twittando da un account aziendale e, anche se si trattasse della sorella o della fidanzata dell'addetto, questo genere di domande non vanno fatte.
Soluzione: bisogna concentrarsi su tweet contenenti informazioni utili ed evitare di perdere e far perdere tempo all'utenza.


Chiudiamo infine con le solite considerazioni sui blocchi silenziosi dell'infoatac che reputiamo ignobili e vergognosi. In un giorno di pioggia eccezionale come quello del 10 settembre non è mancata la pioggia di proteste da parte dell'utenza che improvvisamente s'è vista privata del servizio di informazione dell'infoatac (blocco su twitter). Bisogna saper applicare con sapienza il regolamento e la netiquette: un insulto isolato va tollerato considerando che l'utente sta subendo un disagio. Altro discorso va fatto per gli utenti che usano twitter per bombardare (=spam) di insulti un account aziendale; in questo caso il blocco è necessario. Considerazioni che fin'ora sono state lettera morta per l'infoatac e per chi la gestisce.
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21.9.17

La crema catalana.


Dedichiamo questa puntata speciale ad un tema d'attualità che non riguarda il trasporto, non riguarda Roma ma in un certo senso riguarda tutti noi: la catalogna.

Cos'è la catalogna? E' quella regione spagnola dove c'è Barcellona, la meta di turisti italiani in cerca di emozioni forti e divertimento che hanno preferito la terraferma, la Costa Brava all'alternativa Ibiza. Per gli appassionati di calcio la catalogna è il futbol club Barcelona, per una grossa fetta del pubblico è solo un pezzo di Spagna: paella, corride, flamenco e il catalano è un dialetto dello spagnolo. Avete appena letto una sfilza di falsi luoghi comuni, paragonabili a quelli che catalogano l'italiano all'estero come 'pizza e mandolino' o 'cocco di mamma'.


La catalogna è una regione della Spagna molto ricca di risorse economiche (agricoltura, industria, turismo), paragonabile per certi versi alla situazione economica della nostra pianura padana. Geograficamente è un triangolo che comprende il tratto di costa più settentrionale del mar Mediterraneo, e un tratto dei monti Pirenei, la catena montuosa che divide Spagna da Francia. Fin qui la geografia e l'economia. 

Adesso passiamo all'attualità cercando di eliminare la patina di luoghi comuni che i giornali negli ultimi giorni hanno messo su.

Il riassunto di quello che sta accadendo in una parola è INDIPENZA, ma la storia che sta dietro è molto più lunga e travagliata e le ragioni non sono solo storiche e culturali, ma soprattutto economiche. Cercheremo di sintetizzare, tentando dei paragoni con il nostrano e di arrivare alla fine ad una morale delle favola molto più importante di quel che si pensi. Faremo insomma il lavoro che  non riuscirebbe a fare un giornalista-turista che va a passare le vacanze a Barcellona e che non ha mai vissuto la quotidianità di quel paese insieme a parenti/conoscenti.


A differenza della nostra 'padania', fatta da Sabaudi (piemonte), Svizzeri (lombardia), Sud tirolesi (trentino) e veneziani, la catalogna ha una sua identità culturale unica, una lingua (che NON è come lo spagnolo e NON è neanche un dialetto). Catalunya is not Spain, proprio come la Sardegna non è Italia. Esiste una cultura fatta di tradizioni molto lontane dal 'tipico spagnolo': le corride sono state bandite da anni, si mangia fideuà, crema catalana e molti altri gustosissimi piatti di cui il turista medio ignora l'esistenza, non ballano flamenco ma sardanas, un complicato ballo di gruppo fatto in cerchio, durante alcune feste fanno delle torri umane che arrivano al terzo/quarto piano di un palazzo, in altre portano a spasso dei 'giganti'...insomma, un mondo che ha veramente poco in comune con il concetto di Spagna. 

La parte che riguarda potere economico e tasse mandate a Madrid e riassumibile con il motto leghista di 'Roma ladrona', con la fondamentale differenza che coloro che vogliono andare via dalla Spagna non sono 4 gatti multicultura privi di istruzione universitaria come il 'Salvini e Bossi' de noantri, ma un consistente numero di persone di tutte le estrazioni sociali, dal contadino, all'operaio, al professionista affermato, all'industriale. E sempre per (non) fare il paragone con i 4 secessionisti padani, gli indipendentisti costituiscono una (grossa) minoranza all'opposizione nel parlamento statale e sono al potere a livello regionale.


La guerra a cui stiamo assistendo in questi ultimi giorni è dunque tra il potere centrale spagnolo, attualmente di destra, intransigente e un po' troppo sordo alle richieste delle minoranze e i movimenti per l'indipendenza che da anni stanno cercando di portare la catalogna al referendum. Ci avevano provato già qualche anno fa (aveva vinto il sì/sì con alcuni brogli e situazioni poco chiare), ci provano di nuovo il primo di ottobre di quest'anno.

Il problema 'referendum' però è il referendum stesso che per essere riconosciuto deve seguire un iter burocratico. Un po' come accade ai nostri referendum abrogativi con raccolta di firme e decisione della cassazione, deve essere sottoposto ad approvazione da un organo istituzionale che è la consulta.

E indovinate un po'?

La consulta ha detto di no al referendum del primo ottobre, così come aveva espresso parere negativo per il precedente. Ma gli indipendentisti (non tutti i catalani lo sono, ed è giusto precisarlo per evitare di creare l'ennesimo luogo comune!) hanno deciso di andare avanti e proseguire fino alla celebrazione di quello che poteva essere l'ennesima evento pacifico e di costume di un popolo che ha delle profonde differenze dal resto di Spagna.


Il cortocircuito tra governo centrale e regionale, che ha portato agli arresti di alte cariche del governo catalano e alle numerose perquisizioni e sequestri di materiale elettorale da parte della polizia (nazionale) di ieri, nasce dal fatto che sono stati spesi soldi pubblici per mettere in piedi un referendum che secondo la legge non può essere celebrato. Se vogliamo parlare la lingua del codice penale italiano siamo di fronte a falso e abuso d'atti d'ufficio, distrazione di fondi pubblici e probabilmente anche al peculato.


Se sia giusto o meno l'arresto o il sequestro del materiale elettorale a questo punto poco conta: gli indipendentisti di fronte all'atteggiamento duro del governo centrale l'hanno buttata in caciara, come si dice qui a Roma, e sono scesi in piazza a manifestare per il negato diritto alla libertà e la situazione è destinata a peggiorare a meno che il presidente del governo Rajoy (che probabilmente aspira a diventare il Trump iberico) non cambi atteggiamento e linea politica.

Chi ha ragione dunque?
Il governo centrale? Gli indipendentisti?

La realtà è che entrambe le parti hanno forzato un po' troppo la mano, da un lato contravvenendo alla legge, dall'altro applicando un po troppo alla lettera la legge negando negoziati politici che avrebbero potuto portare a una maggiore autonomia per la regione e ad una soluzione più pacifica e decorosa.

In tutto questo marasma chi resta puntualmente fregato (e questo i giornali impegnati a scrivere catalogna si/catalogna no non lo raccontano), è la gente comune che ogni mattina si spezza la schiena per portare la pagnotta a casa, che paga le tasse e che riceve sempre meno servizi dallo stato.

"Ma perchè Attacchete ci stai a raccontare questo?" - vi starete chiedendo.

Perchè, come detto all'inizio, la morale della favola dei nostri 'cugini' catalani è un po' anche la 'nostra' morale della favola: spesso la politica si nasconde dietro campagne pubblicitarie assurde e inutili sottraendo denaro che potrebbe essere utilizzato per fini più nobili come sanità, istruzione, cultura e sicurezza.


I soldi del referendum catalano sono ormai andati persi e altri ne verranno spesi inutilmente per tentare di portare a termine un 'referendum-farsa'. Nel frattempo la 'televisione di stato' della catalogna (uno dei media più potenti in termini di identità e cultura di un popolo) ha smesso ormai da diversi anni di trasmettere via satellite dandosi allo streaming su internet (troppo sofisticato e inaccessibile per alcune persone), la situazione negli ospedali catalani continua a peggiorare, le condizioni di lavoro degli insegnanti nelle scuole diventano sempre più dure, etc. 

Insomma, se non fosse per il fatto che stiamo parlando della Catalogna, il quadretto appena dipinto sarebbe tutto italiano.

Meditate gente, meditate!

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21.9.17

Non competenza periferica.

Riprendiamo il tema delle linee periferiche per evidenziare un fatto abbastanza curioso. L'agenzia capitolina che si occupa di mobilità (RSM) e che monitora le linee periferiche, come abbiamo scritto in precedenti puntate, ha anche un account twitter, @romamobilita, tramite cui, durante i giorni feriali tra le 8.00 e le 16.30, fornisce informazioni ed assistenza.


Un addetto alla comunicazione di ATAC, che opera nello stesso ambito all'interno della capitale dovrebbe saperlo...



...e invece no!

Ecco dunque che alle 10.21 del 25 agosto (venerdì) infoatac risponde ad un'utente con il link all'applicazione muovi.roma.it che, sebbene faccia parte della medesima agenzia capitolina, potrebbe fornire informazioni meno veritiere di chi è preposto a rispondere dall'account @romamobilità

Stesso giorno, stessa mattina, la risposta dell'infoatac tira in mezzo l'account twitter @romamobilita pur sapendo che a quell'orario non risponderanno mai.


Ma la cosa paradossale, che inquieta di più, è il fatto che dopo le 16.30 del pomeriggio, l'utente venga letteralmente abbandonato dall'infoatac ad un account twitter da cui nessuno risponderà, piuttosto che essere indirizzato alla pagina dell'applicazione muovi.roma.it

Altra cosa assurda è il silenzio tombale dell'infoAtac la domenica e il servizio ridotto del sabato; silenzio che potrebbe essere colmato benissimo con le 80 ore di lavoro degli addetti di @romamobilita fornendo cioè un unico punto di informazione 'continua' per la rete ATAC e quella periferica, senza rimpalli e senza perdite di tempo.
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20 settembre 2017

20.9.17

Emme chi?

@Emme_chi, una paladina dei trasporti pubblici romani, protagonista di questa puntata speciale, ci ha voluto deliziare su twitter con una fantastica serie di aneddoti.


La prima storia parla della nostra paladina che decide di usufruire del trasporto pubblico, piuttosto che del mezzo privato per percorrere 2 km. Comincia la sua avventura alla fermata del tram


...e finisce non molto lontano. Passiamo poi ad un paio di personaggi "pittoreschi"...


...conosciamo poi altri personaggi fantastici con poteri soprannaturali...


...e infine un episodio di un preparatissimo controllore...


...e della buona fede alla fine trionfa (forse):


Salutiamo e ringraziamo questa simpatica utente che ci ha regalato indimenticabili aneddoti su ATAC.
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20.9.17

Sofferenza silenziosa?


@ciccio_nazzo protagonista e vittima dell'ennesima bacchettata dell'infoatac.

Il motivo della colorita protesta è il continuo aggiornare l'orario di partenza dell'autobus che agli occhi del nostro protagonista sa di presa in giro. Ma l'infoatac, inamovibile, risponde a suon di (ingiustificate) bacchettate: la sorte di noi poveri utenti del trasporto pubblico romano deve essere, secondo questi signori, la sofferenza silenziosa.

Il tono perentorio e seccato dell'addetto di turno che scrive un laconico 'moderati' la dice lunga sulla cortesia nei confronti dell'utenza e nell'attitudine che infoatac ha nel ricevere tweet di protesta. Nessun 'ti preghiamo', nessun tono cortese da parte dell'ufficio comunicazioni con il pubblico, nemmeno un 'per reclami puoi compilare il modello preaccartocciato'.

Non sappiamo (ma sarà probabile) se alla fine di questa conversazione l'infoatac ha bloccato l'utente.


Quello su cui siamo sicuri è l'atteggiamento spocchioso e tutt'altro che 'polite' di alcuni addetti dell'infoatac che da tempo si protrae.

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