Dedichiamo questa puntata all'appassionata di cibo @Gustamiblog (gustami) che oggi ci parlerà di Roma, della sua multiculturalità culinaria e degli interessanti progetti sul tema.
Cosa voglio dire?
Per il riscatto ho scelto D.O.L. (Di Orgine Laziale) nel quartiere di Centocelle, conosciuto grazie alla mia amica Francesca con cui ho trascorso una mattinata assaggiando un po’ di tutto. Dai salumi, ai formaggi sino al vino è tutto di altissima qualità. Al di là dei prodotti, l’aspetto veramente di qualità sono i tantissimi progetti e collaborazioni con contadini e agricoltori locali. Una delle idee è quella di puntare a dei prodotti tradizionali con filiera corta cercando di avere un basso impatto ambientale. Se andate sul sito potete approfondire meglio le diverse sfaccettature di D.O.L.. Tra i tanti progetti uno tra i più interessanti è sviluppato con le detenute del carcere femminile di Rebibbia, le quali attraverso il caseificio sociale “Cibo Agricolo Libero” producono formaggi e carni che successivamente vengono venduti attraverso D.O.L.. Non resta che augurare il meglio e che si diffondano sempre più iniziative simili che aiutino ogni persona a non restare fuori dalla vita sociale.
Per l’accoglienza ho scelto ALTROVE RISTORANTE, conosciuto grazie alla mia amica Lyra in occasione di un bel pranzo domenicale tra amici. Il progetto prevede l’aiuto di giovani che provengono da contesti deprivati, da situazioni di emarginazione e si rivolge ai giovani sia italiani che stranieri fornendo la possibilità di formarsi come aiuto cuoco, aiuto pasticciere e operatore sala-bar per avere così la possibilità di accedere al mondo del lavoro. L’idea di cucina è forse quella che mi piace di più in quanto ogni piatto e ogni ingrediente corrisponde ad un viaggio, una meta e alla curiosità dell’altro. Il risultato è un menù che diventa una fusione di culture, di tradizioni ed un abbattimento di muri che a volte possono sembrare idealmente invalicabili. In questo luogo è importante anche il tempo, in senso celebrativo, “mi prendo il tempo per un dolce”, “mi prendo il tempo per rilassarmi e godere di un pasto e della compagnia dei miei amici”, ALTROVE è un’esortazione all’interruzione della quotidianità per godere di quel momento distaccato, forse un po’, anche dalla realtà.
Ed infine per la scoperta ho scelto l’evento GUSTO KOSHER di cui sono venuta a conoscenza per puro caso visto che sono sempre a curiosare sul web alla scoperta di locali ed eventi di cibo. Ho approfondito grazie a degli amici di religione ebraica chiedendo un po’ di informazioni sull’evento e mi sono trascinata dietro dei degni compagni di mangiate più curiosi di me.
Ci sono stata qualche anno fa, l’evento è storico e si ripete tutti gli anni in autunno con gran successo al Palazzo della cultura al Portico d’Ottavia, l’accoglienza è stata uno degli aspetti più belli.
L’evento è un piccolo viaggio alla scoperta della cucina ebraica con diversi workshop e degustazioni. Ogni anno vengono invitati chef di rilievo che permettono al pubblico di comprendere quanto la cucina kosher abbia una forte attenzione alla qualità e alle proprietà benefiche del cibo. Inoltre, nel 2018 si è puntato il faro anche sulle intolleranze alimentari con un workshop dedicato ai grani, dimostrando come la cucina ebraica abbia una forte sensibilità nei confronti di queste problematiche sempre più attuali.
Ci siamo aggirati per qualche ora con il bicchiere alla mano pieno di buon vino, abbiamo mangiato del cibo tradizionale ottimo, provato diversi dolci e abbiamo chiuso con il super alcolico “Sangue Morlacco”... che dire? Sembrava di stare a casa.
Roma mi è sempre piaciuta perché mi permette l’accesso a tutta la conoscenza che desidero. Perdere Roma significherebbe perdere una parte di me stessa.
Nota: vi ricordiamo che abbiamo proclamato Febbraio mese infoatac-free.
Mi sono trasferita a Roma quasi 18 anni fa, ai tempi in cui Roma era proclamata “città aperta e multiculturale” ed era la Roma in cui ho sempre creduto e in cui vorrei ancora vivere.
Roma mi ha accolta ed ho imparato ad amarla, con i pregi e i difetti che la contraddistinguono.
Una delle infinite bellezze di Roma è la cucina, ma non solo quella romana, la cucina intesa come crogiolo di culture culinarie più disparate.
Cosa voglio dire?
Vedere Roma con gli occhi di una mangiatrice significa osservare la città nel suo dinamismo multiculturale. Significa conoscere ciò che è diverso ed entrarci in contatto per il mero desiderio di conoscenza.
Cosa ho imparato?
Ho imparato che la diversità è bella, perché se io cucino in un modo è possibile che qualcun altro cucini la stessa pietanza seguendo una tradizione diversa. Se io la chiamo “chiacchiera” a Roma la chiameranno “frappa”. Se io uso il pane il mio vicino userà la pita e così via, potrei usare mille esempi di come ogni cibo non sia altro che una parte della rappresentazione di una cultura solida e che si tramanda; questo però non deve essere inteso per innalzare barriere distintive bensì per fondersi, per curiosare e nello stesso tempo conoscere tutto ciò che è diverso ed esiste.
Di cosa voglio parlarvi?
Voglio mostrarvi come dei progetti di “food” di realtà completamente diverse siano cresciuti e si siano radicati a Roma rappresentando il riscatto, l’accoglienza e la scoperta.
Per il riscatto ho scelto D.O.L. (Di Orgine Laziale) nel quartiere di Centocelle, conosciuto grazie alla mia amica Francesca con cui ho trascorso una mattinata assaggiando un po’ di tutto. Dai salumi, ai formaggi sino al vino è tutto di altissima qualità. Al di là dei prodotti, l’aspetto veramente di qualità sono i tantissimi progetti e collaborazioni con contadini e agricoltori locali. Una delle idee è quella di puntare a dei prodotti tradizionali con filiera corta cercando di avere un basso impatto ambientale. Se andate sul sito potete approfondire meglio le diverse sfaccettature di D.O.L.. Tra i tanti progetti uno tra i più interessanti è sviluppato con le detenute del carcere femminile di Rebibbia, le quali attraverso il caseificio sociale “Cibo Agricolo Libero” producono formaggi e carni che successivamente vengono venduti attraverso D.O.L.. Non resta che augurare il meglio e che si diffondano sempre più iniziative simili che aiutino ogni persona a non restare fuori dalla vita sociale.
Per l’accoglienza ho scelto ALTROVE RISTORANTE, conosciuto grazie alla mia amica Lyra in occasione di un bel pranzo domenicale tra amici. Il progetto prevede l’aiuto di giovani che provengono da contesti deprivati, da situazioni di emarginazione e si rivolge ai giovani sia italiani che stranieri fornendo la possibilità di formarsi come aiuto cuoco, aiuto pasticciere e operatore sala-bar per avere così la possibilità di accedere al mondo del lavoro. L’idea di cucina è forse quella che mi piace di più in quanto ogni piatto e ogni ingrediente corrisponde ad un viaggio, una meta e alla curiosità dell’altro. Il risultato è un menù che diventa una fusione di culture, di tradizioni ed un abbattimento di muri che a volte possono sembrare idealmente invalicabili. In questo luogo è importante anche il tempo, in senso celebrativo, “mi prendo il tempo per un dolce”, “mi prendo il tempo per rilassarmi e godere di un pasto e della compagnia dei miei amici”, ALTROVE è un’esortazione all’interruzione della quotidianità per godere di quel momento distaccato, forse un po’, anche dalla realtà.
Ed infine per la scoperta ho scelto l’evento GUSTO KOSHER di cui sono venuta a conoscenza per puro caso visto che sono sempre a curiosare sul web alla scoperta di locali ed eventi di cibo. Ho approfondito grazie a degli amici di religione ebraica chiedendo un po’ di informazioni sull’evento e mi sono trascinata dietro dei degni compagni di mangiate più curiosi di me.
Ci sono stata qualche anno fa, l’evento è storico e si ripete tutti gli anni in autunno con gran successo al Palazzo della cultura al Portico d’Ottavia, l’accoglienza è stata uno degli aspetti più belli.
L’evento è un piccolo viaggio alla scoperta della cucina ebraica con diversi workshop e degustazioni. Ogni anno vengono invitati chef di rilievo che permettono al pubblico di comprendere quanto la cucina kosher abbia una forte attenzione alla qualità e alle proprietà benefiche del cibo. Inoltre, nel 2018 si è puntato il faro anche sulle intolleranze alimentari con un workshop dedicato ai grani, dimostrando come la cucina ebraica abbia una forte sensibilità nei confronti di queste problematiche sempre più attuali.
Ci siamo aggirati per qualche ora con il bicchiere alla mano pieno di buon vino, abbiamo mangiato del cibo tradizionale ottimo, provato diversi dolci e abbiamo chiuso con il super alcolico “Sangue Morlacco”... che dire? Sembrava di stare a casa.
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