Questa notte abbiamo dormito poco, ci siamo svegliati molto spesso e abbiamo fatto molti incubi che avevano come fattor comune il fatto che il trasporto pubblico a Roma fosse diventato efficiente.
Ecco alcuni passaggi di questi incubi mostruosi.
L'atac diventava un consorzio di imprese a partecipazione privata, ogni impresa aveva i suoi obiettivi chiari da raggiungere ogni 6 mesi:
- Atac-technology, azienda impegnata
- al monitoraggio delle vetture in servizio, i cui km erano il soldo delle società che si occupavano del trasporto (vedi sotto)
- alla diffusione su opendata delle informazioni in tempo reale del trasporto pubblico
- alla gestione dei titoli di viaggio su app (le metrebus non servivano piú)
- alla gestione dei tornelli e delle obliteratrici della capitale
- alla gestione di un portale unico sul trasporto pubblico romano
-
Atac-metroferro, società impegnata nella gestione delle ferrovie, delle metro e delle linee tranviarie (semo ferrotramvieri, si ce chiamate autisti ve menamo!)
- Atac-nord, società impegnata nella gestione delle linee del quadrante nord di Roma, con competenze territoriali specifiche
- Atac-est, società impegnata nella gestione delle linee della parte est della capitale
- Atac-sud, impegnata con i bus del territorio capitolino meridionale
- Atac-ovest, indovinate voi...noi non siamo riusciti ad arrivarci
- Atac-express, impegnata nella gestione di linee centrali e a lunga percorrenza
Ciascuna società doveva fatturare ogni 6 mesi un numero minimo di km, aveva in più disposizione i soldi delle multe elevate ai (pochi) evasori e se non raggiungeva l'obiettivo semestrale aveva 6 mesi di tempo per recuperare, oltre i quali veniva commissariata in attesa di essere sostituita tramite gara di appalto.
Su ogni autobus era presente un sistema di monitoraggio audiovisivo interno ed esterno per poter inchiodare comportamenti scorretti degli autisti in termini di codice della strada e di cordialità, ma anche per identificare passeggeri indisciplinati ed evasori.
Ciascun autobus si accendeva e spegneva tramite un piccolo lettore di impronte digitali (costo attuale su amazon circa 24 euro) che dopo aver identificato l'autista caricava i dati del tueno e il percorso dell'autobus. Non esistevano badge ma km mensili fatti su cui si basava il compenso di chi guidava. Stessa cosa per i treni: nessun macchinista poteva sostituirsi ad un collega in modo fraudolento, qualsiasi comportamento scorretto veniva punito in meno di 24 ore.
Ogni dipendente era al tempo stesso lavoratore e azionista della propria società. Non aveva senso scioperare perchè i suoi interessi coincidevano con quelli della società e la sua voce era fondamentale per la sopravvivenza della società stessa; ogni lavoratore era di fatto capo di se stesso e i confronti con l'azienda avvenivano in sede di consiglio di amministrazione. Non esistevano sindacati perchè diritti e doveri coincidevano con un unico obiettivo: fare bene, fare meglio.
Non esistevano biglietterie automatiche: tutti i viaggiatori, anche gli occasionali, scaricavano l'app per smartphone in 30 lingue tramite wifi disponibile ad ogni fermata e, dopo una semplice registrazione, acquistavano il titolo di viaggio desiderato che andava obliterato su ogni bus sotto l'occhio vigile dell'autista. Questi, in qualsiasi momento, poteva chiedere l'intervento delle forze dell'ordine che avevano il compito di portare in centrale per accertamenti e per la notifica della multa l'evasore. L'applicazione era utile anche per i tempi di attesa, nonchè per il servizio chiamabus che permetteva un servizio di trasporto flessibile e in linea con le richieste dell'utenza. I pochi utenti non provvisti di smartphone potevano acquistare una tesserina con chip interno da ricaricare con il titolo di viaggio presso i rivenditori autorizzati.
Parcheggi di scambio, strisce blu, rimozioni, ztl, car sharing e taxi erano gestiti da altre società con obiettivi e mission distinte da quelle del consorzio trasporti. Anche in questo caso con partecipazione privata, perchè un amministratore comunale raramente è in grado di essere imprenditore e l'imprenditore raramente riesce a conciliare profitto con bene comune.
Per fortuna poi ci siamo svegliati.