Giornata storica quella odierna: per la prima volta dopo tanti mesi ci troviamo a parlare di errori di comunicazione all'utenza, ma non di @infoAtac
Il comportamento dell'addetto alla comunicazione è infatti ineccepibile, non possiamo dire altrettanto dell'addetto di stazione che di fronte al tornello guasto invita l'utente a scavalcare e, ancor peggio, a chiamare il tecnico (obbligo che spetterebbe all'addetto)
Sebbene @infoAtac prometta verifiche, dubitiamo seriamente che il comportamento di questo addetto, come quello di numerosi autisti indisciplinati, verrà perseguito e sanzionato.
@DrugoRM stimola la sensibilità di InfoATAC con la parola sedere, la bacchettata arriva violenta e inaspettata. Era qualche mese infatti che gli inviti alla moderazione erano spariti dai tweet di infoATAC.
Avevamo sperato infatti che gli addetti atac avessero letto e condiviso le nostre linee guida sul comportamento sui social e avessero finalmente capito che gli insulti sono giustificabili dal livello di servizio offerto.
La stazione di Ostia Antica, appartenente alla linea ferroviaria Roma-Lido che collega il centro di Roma con il litorale, sorge a circa 200 metri dagli omonimi scavi archeologici e dal castello di Giulio II.
Ostia Antica - Il teatro romano nell'area archeologica
Ogni giorno è luogo di partenza o di arrivo non solo dei numerosi pendolari ma anche di un gran numero di turisti. Oggi, di fatto, è il mancatofiore all'occhiello del trasporto romano: impresidiata come gran parte delle stazioni della linea (ATAC ci tiene a precisare che è telesorvegliata), due sole macchinette automatiche per l'erogazione dei biglietti (spesso fuori servizio), un paio di tornelli d'ingresso (rotti un giorno si e l'altro pure), un bar a pochi metri che, quando e non ha terminato la fornitura, potrebbe vendere il famoso biglietto per utilizzare i mezzi.
Stazione di Ostia Antica
Ma lasciamo stare lo squallido pessimismo disfattista, odiato da chi ci amministra, e raccontiamo una bella favoletta dal lieto fine: le scale mobili di Ostia Antica e del suo sottopasso.
C'era una volta, tanti anni fa, un sottopasso pedonale situato a metà banchina della stazione di Ostia Antica. Era un sottopasso semplice: due rampe di scale e una galleria permettevano di passare dalla banchina direzione Roma si arrivava a quella direzione Ostia. Si trovava praticamente sotto la stazione, a pochi passi dall'ingresso, ben riparato da vento e pioggia.
Ma era un sottopasso triste, la galleria, inaccessibile ai diversamente abili, era poco illuminata. Per superare questo problema e mettere 'a norma' la stazione (e spendere un po' di soldi pubblici) nasceva il progetto del nuovo sottopassaggio: ascensori, scale mobili, videosorveglianza e tutto quello che il confort poteva suggerire a quel tempo fu disegnato sulle carte del progetto
Veduta sottopasso lato direzione Colombo
Anche la collocazione era strategica: il cantiere in fondo alla banchina non avrebbe dato noia ai passeggeri e che avrebbero nel frattempo potuto usufruire del resto della stazione senza problemi fino al giorno dell'inaugurazione. Piccolo, insignificante dettaglio: durante il periodo invernale, in presenza di vento e pioggia, i passeggeri avrebbero dovuto fare un po' di strada all'aperto prima di raggiungere il riparo decente offerto dall'edificio principale della stazione. Ma qualche sacrificio andava pur fatto, no?
Banchina direzione Colombo
I primi 'imprevisti' arrivarono già alla collocazione della 'prima pietra': il suolo era sabbioso e instabile (centocinquanta anni fa c'era la spiaggia e il mare, che volevi trovare scavando?). Ci vollero notevoli opere di assestamento e complicati lavori per costruire delle solide fondamenta. Il cantiere durò un'eternità e, per cercare di contenere i costi esorbitanti, si decise di non installare le scale mobili ma di lasciare comunque un 'buco' dove un giorno (forse) sarebbero sorte le scale mobili.
Le scale del sottopasso con 'il buco'
Dopo anni di silenzio, interrotto solo dal cinguettio degli uccellini in primavera, dai grilli in estate e dallo scroscio della pioggia in inverno, ATAC decideva di annunciare al mondo intero il completamento del progetto del sottopasso. Alla fine dell'Agosto del 2016 partiva finalmente il cantiere volto a migliorare il confort del sottopassaggio.
Il 'manifesto' del cantiere
Si trattava di un lavoro relativamente semplice: adattare 'il buco' alle dimensioni reali delle scale, installare gli armadietti di controllo e passare i cavi di alimentazione. In un mese e mezzo la stazione avrebbe avuto le sue scintillanti scale mobili.
Veduta del cantiere lato direzione Roma
Ma la cattiva sorte, ancora una volta, tingeva di nero il destino del progetto del sottopasso: già dopo la prima settimana di cantiere arrivò il primo lungo e misterioso stop al cantiere.
Uno dei tanti solleciti sui social
Tra i solleciti degli utenti, gli avvii e le interruzioni continue del cantiere, si cominciarono a vedere i primi frammenti di scale mobili arrivare in stazione. La data prevista di consegna (15 ottobre) fu superata e si cominciò ad andare avanti a fasi alterne senza avere la certezza della data di chiusura definitiva del cantiere.
Il monitoraggio dello stato di avanzamento dei lavori
Finalmente, dopo sette mesi da quel famoso 15 ottobre 2016 e otto mesi e mezzo dalla data di inizio del cantiere, il 15 maggio 2017 vengono rimosse le transenne del cantiere e le scale mobili sono finalmente accessibili al pubblico (lo abbiamo twittato la sera stessa). Il giorno dopo, 16 maggio 2016, ATAC, per mano di @InfoAtac, in pompa magna, annuncia la fine del cantiere e l'attivazione delle scale mobili.
Il proclama finale di ATAC
Se avete seguito la puntata precedente sapete già che siamo andati a controllare lo stesso giorno, intorno alle ore 20, visto che il giorno precedente avevamo notato la mancanza delle transenne ma le scale erano ferme. Il risultato è stato il seguente:
Qualcuno sui social ci ha fatto però notare che 'il controllo' era avvenuto in un orario non di ufficio (anche noi per campare abbiamo da lavorà), pertanto il giorno dopo siamo tornati a controllare con il seguente risultato:
Ecco dunque il lieto fine:
le scale di Ostia Antica funzionano
Chiudiamo la puntata però con una punta d'amaro in bocca: vi capiterà spesso di trovarle ferme e immobili, disattivate da remoto, come accade per le scale mobili di altre stazioni. Il perchè forse è dovuto alla mancanza dell'omino che le telesorveglia. La nota amara sta nel fatto che gli ascensori del sottopassaggio (anch'essi telesorvegliati) restano invece attivi fino al momento in cui la stazione chiude; ed è anche giusto visto che i diversamente abili hanno il diritto di muoversi liberamente in stazione. A noi piace immaginare (se ce lo permettete) l'omino telesorvegliante che, arrivato ad un certo punto, chiuda uno dei due occhi e dica di non essere capace di guardare i due schermi (ascensori e scale mobili) praticamente vicini.
Risposte arcane che @infoAtac dà all'utenza, ci lasciano con la medesima espressione di Carlo Verdone in un celebre film
È possibile che sia andato perso qualche tweet tanto da far apparire grottesca la conversazione, fatto sta che @infoAtac sembra rivolgersi all'utente con lo stesso tono di un fratello con una sorella, inconcepibile per un'azienda seria.
Ennesima puntata pregna di Cialtronaggine e poca voglia di lavorare di uno degli addetti di @infoAtac
Protagonista della vicenda @alexandra_dono che chiede quale sia il percorso deviato della linea 60.
@infoAtac continua ad insistere che la linea sta effettuando il percorso normale e non transita per termine sebbene l'utente continua ad insistere che si trova sul bus in questione e che sta transitando davanti la stazione Termini
Dopo l'ennesima insistenza @infoAtac finalmente controlla e si arrende, ammettendo una manifestazione in corso. Se avessero verificato prima avrebbero perso meno tempo a rispondere e avrebbero fatto perdere meno tempo all'utente.
Le assurdità, quando si parla di trasporto pubblico romano, non finiscono mai: da un lato l'agenzia per la mobilità che dovrebbe gestire il flusso delle informazioni sulle linee periferiche, dall'altro lato atac che controlla la posizione di vetture delle linee principali, treni di metropolitana e linee ferroviarie in concessione.
Nel mezzo il vuoto, il silenzio assordante di due entità separate in casa, che non si parlano e non interagiscono tra di loro, creando ulteriore disagio all'utenza, sebbene il loro fine ultimo dovrebbe essere la comunicazione.
Apprendiamo dai giornali che questa storia sarebbe destinata a finire in quanto il comune di Roma avrebbe deciso di fare confluire l'Agenzia in ATAC; verrebbe così a mancare l'account twitter @romamobilita e i tweet-buffonata del tipo 'linea non di nostra competenza, ti giriamo a xxx'
Ed eccoci alla terza imperdibile puntata della galleria di arte stracciona che ATAC dedica quotidianamente a tutti i suoi passeggeri: il #MoMatac
Sky Arte HD sta seriamente pensando ad una puntata speciale, ma abbiamo voluto rifiutare l'invito per evitare che la TV strumentalizzi l'arte rendendola fonte di commercio e speculazione: il #MoMatac è di tutti e per tutti, abbonati e non, paganti e portoghesi, cultori e dilettanti.
Tweet liberamente traducibile in lingua italiana (la domanda dell'utente era 'riprendendo l'auto al parcheggio di scambio il giorno dopo dovrei pagare?'):
versione uno
il parcheggio è gratis...Metrebus, è la macchina ***CHE*** non può essere ritirata ***DURANTE*** l'orario di chiusura
versione due
il parcheggio è gratis...Metrebus ***E*** la macchina non può essere ritirata ***DURANTE*** l'orario di chiusura
versione tre
il parcheggio è gratis...Metrebus ***MA*** la macchina non può essere ritirata ***DURANTE*** l'orario di chiusura
Ritorna alla carica 'la fermata di dove sei', grande mal di pancia per tutti coloro che parlano correttamente l'italiano
Proseguiamo con un terribile 'a quale stazione ti trovi' (a quale=moto a luogo, in quale=stato in luogo)...presumiamo che l'addetto avesse paura di ripetere due volte la parola 'in' nel medesimo tweet. Ricordiamo le regole della grammatica: passi 'a quale' se si tratta di prossimità, ad esempio 'a quale capolinea', ma se si tratta di un ambiente chiuso, come ad esempio una stazione si dice 'in quale'.
Ed ancora, al di là della segnalazione dell'utente, sappiamo adesso che si può *** inoltraee *** e non inoltrare un reclamo.
E' questa l'incapacità abbastanza diffusa in @infoAtac che porta a leggere questa serie assurda di tweet.
19 Gennaio: prima segnalazione dell'utente sui tornelli rotti a Manzoni (metro A)
@infoAtac risponde inviando la segnalazione
28 Febbraio: seconda segnalazione da parte dell'utente
@infoAtac risponde che la segnalazione è già in carico al sistema e che hanno sollecitato
(vedi immagine successiva)
13 Aprile: ennesima segnalazione dello stesso utente, in risposta a tweet precedenti (vi mostriamo un rapido collage ottenuto scorrendo la schermata dei messaggi di twitter)
@infoAtac invece di controllare i tweet a cui l'utente ha risposto e desumere che si tratta sempre della stessa stazione, chiede con cortesia il nome della stazione in questione.
Non discutiamo sull'educazione, sono stati impeccabili.
Quello che critichiamo è la voglia di lavorare: bastava infatti fare click sul tweet dell'utente e aspettare che venissero caricati i tweet precedenti (lo fanno tutte le versioni di twitter: web, la app per android, app per iphone e ipad, tweetdeck etc) per capire di quale stazione si trattasse.
Non è un lavoro di un Hacker specializzato, è mancanza di attenzione e buon senso che spesso e volentieri manca. Esistono, ci teniamo a precisarlo, casi in cui gli addetti si prodigano a recuperare le informazioni mancanti: quello è il tipo di servizio 'standard' che @infoAtac dovrebbe fornire.
Peccato che tale livello di servizio venga disatteso dalla cialtronaggine di alcuni addetti.
Nel marasma creato dal terremoto (17/01/2016 n.d.r.) la comunicazione all'utenza di ATAC tocca apici deliranti come quello di questa puntata.
Recati (imperativo) in stazione, dice InfoATAC all'utente.
Mancava solo un 'obbedisco' in risposta (l'utente ha solo ringraziato).
Nota a posteriori: sarebbe stato più appropriato rispondere 'puoi recarti' o 'se ti rechi', ma ormai la frittata è fatta e consumata.
E ai 'miscredenti' che osano pensare che si è trattato solo di un caso ecco un secondo scivolone che conferma che errare è umano ma il perseverare di @InfoATAC è diabolico.
Vi proponiamo adesso un rebus abbastanza complicato. La soluzione, ovviamente, la trovate in fondo.
Problema dell'otto aprile 2017: bus linea 49 direzione Cavour, fermata aurelia/palombini.
Soluzione: vettura xxxx a n fermate
Problema del dodici aprile: bus linea 49 direzione Cavour, fermata aurelia/palombini.
Soluzione: se non ci dai il codice della fermata (di dove sei, italiano raffazzonato) non ti rispondiamo.
Scoprite il motivo della differenza.
La risposta è semplice:
il primo addetto ha cercato la linea 46 sul sistema e scelta la direzione Cavour ha individuato la fermata in questione e trovato la risposta relativa
il secondo addetto (braccia rubate all'agricoltura), crogiolandosi nel suo dolce far nulla, risponde solo se la domanda è precisa perdendo (e facendo perdere) tempo.
Lodi al primo addetto che fa un lavoro decente,
mazzate (virtuali) al secondo addetto che ha il culo pesante.
@dariosalmini e il triplo carpiato con avvitamento di @infoatac che invece di leggere bene quello che l'utente chiede risponde a caxxo di cane con la prima informazione che ha tra le mani.
Gentili addetti @infoAtac,
prima di premere il tasto invio, controllate, oltre al contenuto della risposta, anche il contenuto della domanda onde evitare queste figuracce, e non raccontateci che la colpa è della dirigenza.
Un utente chiede quale sia il motivo per il quale una linea non è monitorata.
@infoAtac risponde con gli orari in cui la linea è attiva
Probabilmente c'è qualche problema di comprensione delle domande in @infoAtac;
forse questo addetto risponde da qualche sala in cui si stanno tenendo delle prove di una banda musicale o dalla cima di un campanile ove le campane non smettono di suonare.
Altra richiesta, altra non risposta: l'utente chiede perchè non passa, @infoAtac risponde con 'il tutto e il nulla', ossia gli orari cambiano in base a come siamo combinati, ossia passa quando passa.
Ricordiamo che la domanda iniziale è 'perchè non passa?' e che 'esigenze di servizio' nella fattispecie non vogliono dire nulla. Sarebbe consigliato agli addetti l'uso del telefono per capire cosa sta succedendo e comunicarla all'utente o in alternativa annunciare a tutta l'utenza la sospensione della linea. Quella che segue, ad esempio, è 'una risposta'.
Orari inattendibili, vetture inesistenti, bus fuori servizio segnati come in servizio costellano questa discussione che va avanti dalle 14.10 alle 14.50 con l'apice raggiunto nell'attimo in cui è l'utente a fornire le informazioni sui bus a @infoAtac e non viceversa.