Pesantissima la prima settimana di Marzo per il dipendente ATAC medio: è arrivata la convocazione al seggio elettorale e ha dovuto abbandonare il bus in mezzo alla strada per andare a scrutinare le schede di regione, camera e senato. Il pover'uomo, che aveva appena usufruito del giorno di riposo il venerdì 2, si trova costretto ad andare a firmare i verbali e a vidimare un po di schede al seggio il sabato 3 mattina (qualche ora), senza avere alcuna possibilità di far muovere il bus che gli toccava.
Ma il suo calvario è appena iniziato: una lunghissima maratona dall'alba della domenica del 4 Marzo fino alle tarde ore del mattino di lunedì 5 gli impediranno di pensare al suo amato bus. E poi c'è il riposo compensativo "obbligatorio" che lo terrà a casa Martedì e Mercoledì. Infine, quando ormai è ora di rivedere finalmente il suo amato (ma anche un po' sgarrupato) autobus, arriva a casa la telefonata del collega: Giovedì sciopero.
E allora ecco il povero dipendente che urla disperato "Il mio autobus! Il mio amato lavoro! Perchè tutto questo?" E brucia ancora di più il dolore dentro nel pensare che il 18 aprile riceverà un indegno premio esentasse, che oscilla tra i 130 e i 240 euro, per essersi immolato per la patria e aver rinunciato al suo onesto lavoro di conducente. E ancora, 15 giorni dopo, un secondo sciopero, il colpo finale al cuore del povero dipendente che cade esanime al suolo.
Avremmo potuto continuare con il melodramma, ma evitiamo di continuare visto che abbiamo notizia di alcuni lettori incapaci di distinguere l'ironia dalla verità; torniamo seri e raccontiamo cosa c'è di vero in tutta questa faccenda, teorizzando cosa si sarebbe potuto fare per evitare anche parzialmente la situazione della riduzione del servizio ATAC di lunedì 5 e martedi 6 Marzo 2018.
È vero che
- se si viene chiamati al seggio ci si deve andare per legge, a meno di "impedimenti"
- per essere chiamati al seggio bisogna fare richiesta di iscrizione ad un albo comunale nel periodo di ottobre e che se non ci si "scancella" si viene puntualmente chiamati
- Roma, in termini di numero di seggi, è un caso eccezionale: oltre ai seggi ordinari ci sono quelli previsti per lo spoglio dei voti degli italiani all'estero, in occasione delle elezioni politiche e i referendum, che moltiplicano le possibilità di venir chiamati (in realtà è una cosa così sicura che addirittura certi seggi non vengono insediati per mancanza del numero legale di componenti)
- il compenso è esentasse e si aggiunge alla paga del datore di lavoro in quanto considerato per legge un "rimborso spese" (le cifre menzionate nello psicodramma iniziale sono vere e variano in base al caso scrutatore/presidente e seggio estero/normale).
Si poteva far qualcosaper evitare la riduzione di servizio ATAC "causa elezioni"?
Riportiamo anzitutto un aneddoto di una persona fidata di nostra conoscenza: qualche anno fa lui e la sua compagna si ritrovarono ad essere nominati come scrutatori in seggi della capitale molto lontani da casa. Avendo un bimbo neonato che aveva bisogno di attenzioni particolari e non potendo chiedere al medico il certificato medico (stavano bene entrambi) si diedero da fare con il datore di lavoro: uno dei due si fece fare un certificato da cui si evinceva che l'assenza dal lavoro avrebbe pregiudicato l'attività produttiva della stessa, risolvendo il problema. Ci sarebbe piaciuto trovare e il testo esteso correlato all'articolo 89 del testo unico della legge 570/60, sul sito della Corte d'appello di Roma trovate comunque contemplato il caso del
giustificativo alla rinuncia dell'incarico anche il certificato del datore di lavoro.
Perchè dunque ATAC non ha impedito a parte (se non a tutti) di questi lavoratori di andare ai seggi?Non era forse pregiudicata la produttività dell'azienda stessa, visto che sono stati costretti a ridurre il servizio?Si sono forse dimenticati del reato di "interruzione di pubblico servizio" previsto per il trasporto pubblico?
...se lo scrutinio non viene concluso entro le ore 14 di lunedì (identica cosa per i seggi estero), il presidente deve chiudere tutto e portare l'armamentario alla corte d'appello. Pertanto, a meno di qualche deroga particolare non di nostra conoscenza, possiamo dire che
i giorni di riposo compensativo, escludendo il lunedì,
sono uno nel caso di seggio estero, due nel caso di seggio ordinario. La cosa che ci lascia perplessi è il fatto che i giorni di riposo possano essere fruiti
concordandoli con il datore di lavoro.
Perchè dunque non si è tentato di concordare con i lavoratori i giorni di recupero ed evitare almeno il 6 Marzo la riduzione del servizio?
Il fatto che mercoledì 7 non sia prevista alcuna riduzione del servizio fa pensare che la stragrande maggioranza dei dipendenti ATAC ha lavorato presso i seggi della circoscrizione estero dove (ci siamo stati anche noi) si 'sgobba' dalle 11 di domenica alle 14 di lunedì e si ha diritto a un giorno di riposo compensativo.
Ulteriore riflessione/suggerimento per la dirigenza ATAC riguardo agli eventuali controlli: scoprire se effettivamente questi dipendenti sono veramente andati ai seggi. Non è sufficiente il solo documento che attesti la convocazione al seggio come giustificativo dell'assenza (ma questo probabilmente lo sapete già): i certificati "giustificativi" presentati dai dipendenti devono avere il timbro del seggio: se non c'è il certificato non è valido.
Ricordate poi che tale timbro è numerato e che il numero è riportato sui verbali depositati in Comune (il vostro azionista), presso l'ufficio elettorale, zona EUR. Sul medesimo verbale dovrebbe essere riportato il nome del vostro dipendente; se non c'è il certificato è falso.
Se proprio non vi va di fare la capatina all'ufficio elettorale, potete sentire l'economato del Comune (sempre il vostro azionista) che ha l'elenco completo, comprensivo di codice fiscale, di tutti gli aventi diritto al compenso per aver fatto presenza al seggio...se manca qualche codice fiscale di qualche dipendente ATAC,
probabilmente il soggetto ha usufruito indebitamente di giorni di vacanza e quindi va licenziato immediatamente (riportiamo citazione sentenza cassazione).