Continua incessante la saga di "puoi darci il numero della fermata" degli addetti incapaci ai danni degli utenti che scrivono i nomi delle fermate correttamente.
E non c'è nulla da fare, in infoatac non sono capaci di digitare l'indirizzo del portale atac, scrivere il nome della fermata nella buca verde e scoprire il codice fermata.
L'incapacità di saper leggere e comprendere i tweet degli utenti torna ad essere protagonista di questa puntata con la storia infinita della scala mobile di San Giovanni rotta.
Buzcozba chiede i tempi di ripristino della scala mobile, considerando che nel nodo di scambio di San Giovanni c'è grande confusione. La risposta paracula dell'addetto non lascia scampo "ci stanno lavorando".
L'utente prova ad insistere ipotizzando che al momento la segnalazione non sia stata nemmeno presa in considerazione. A questo punto arriva la risposta fuori dal mondo da parte dell'addetto: "la segnalazione è stata fatta dal personale di stazione".
Cosa abbia voluto dire l'addetto non è dato di saperlo, l'unica cosa certa è che "ci stanno (forse) lavorando" e nel frattempo confusione e mancanza di sicurezza sono il disagio garantito da atac all'utenza che deve passare dalla metro c alla metro a.
La bravura nella comunicazione dell'infoatac viene fuori anche negli annunci al popolo
Prendiamo ad esempio il caso della commemorazione dei defunti: su twitter leggiamo delle linee cimiteriali intensificate. Clicchiamo sul link e atterriamo sulla pagina del portale di atac che...
...riporta il solo elenco delle linee cimiteriali senza percorsi ne orari; bisogna fare ancora un altro click per conoscere gli orari (ma non l'elenco delle fermate) delle linee cimiteriali.
L'ennesimo gran bell'esempio di "comunicazione al pubblico" semplice, trasparente e immediata.
Ennesima puntata sui nostri campioni di ignoranza, orgoglio (al contrario) delle maestre di scuola elementare: gli addetti dell'infoatac!
Iniziamo la carrellata con uno spettacolare tweet carico di ignoranza:
si (senza accento e senza virgola successiva)
...indisponibile per guasto (virgola mancante) in effetti i passaggi...
...e alle 8.21. ci (senza lettera maiuscola, dopo il punto) scusiamo per il disagio
Sempre allo stesso utente medesimo trattamento di ignoranza un paio di tweet prima:
antonio senza lettera maiuscola (nome comune e non nome proprio)
punto esclamativo (o virgola) mancanti dopo il buongiorno
punto interrogativo finale disperso (infoatac vorrebbe domandare quando è stato il disservizio)
Stesso orario, altra utente, altra virgola dispersa: la corsa indisponibile si "fonde" con la prossima partenza.
Abbiamo poi un messaggio dotato di vita propria che si visualizza ("abbiamo visualizzato" o "è stato visualizzato" sarebbero state locuzioni più appropriate)
Ma "il messaggio" non è l'unica cosa ad essere dotata di vita, anche la linea ferroviaria (non i responsabili di linea) è in grado di comunicare con gli addetti dell'infoatac che, a questo punto, pensiamo abbiano dei superpoteri!
Si è raffreddata un po' l'atmosfera attorno alla scala mobile maledetta della stazione metro romana di piazza della Repubblica che ha causato il ferimento di 24 persone.
Ne hanno detto di tutti i colori su quelle scale mobili che improvvisamente hanno iniziato a correre più del dovuto per poi arrestarsi improvvisamente quando uno dei gradini è uscito dalle guide si è incagliato tranciando il piede ad una persona che vi si trovava sopra. Adesso che sulla vicenda è tornata un po' di calma e giudici ed inquirenti sono a lavoro per accertare le responsabilità, noi proviamo ad analizzare alcuni dati.
Il primo dato è la legislazione, ossia quali sono le norme di sicurezza che un impianto come quello in questione deve rispettare. Dopo una breve ricerca su google abbiamo trovato
il decreto ministeriale del 18/09/1974che rappresenta le regole base per tutti gli impianti aperti al pubblico in Italia e che è stato ritoccato negli anni da leggi e leggine varie
la normativa europea UNI EN 115 che stabilisce a livello europeo quali debbano essere gli standard degli impianti meccanici come le scale mobili
La normativa europea prevede regole di costruzione di nuovi impianti molto severe (EN 115-1) nonchè regole di adeguamento degli impianti esistenti (EN 115-2). In Italia quest'ultime non sono state ancora "armonizzate", non sono cioè mai entrate in vigore. Ragionando sul fatto che la scala mobile incriminata è lì dal 1980 (anno di apertura della metro A) e che la prima legge risale al 1974, ci siamo concentrati nella lettura di quest'ultima soffermandoci a riflettere su alcuni punti che difficilmente da allora possono essere stati abrogati o modificati.
Il primo punto è la lunghezza: la scala mobile, per chi è stato nella stazione prima del disastro, scende nel sottosuolo per più di dodici metri, non rispettando la norma 3.1.2. L'eccezione che rende 'legale' questa scala prevede che l'impianto sia permanentemente presenziato durante l'esercizio. Questo impone la presenza di qualcuno che alle prime urla dei passeggeri (in questo caso abbastanza allegrotti visto che si trattava di tifosi che andavano a vedere una partita, come raccontano molti testimoni) avrebbe dovuto tenere gli occhi incollati ai monitor di sorveglianza e bloccare immediatamente l'impianto al momento dell'anomalia (i video che circolano mostrano solo 20 secondi di quegli attimi di terrore).
Sappiamo bene, date le numerose segnalazioni sui social, nonchè gli articoli giornalistici in merito, che raramente gli addetti atac sono in postazione a guardare i "noiosi monitor" e spesso li troviamo a giocare con i telefoni. Una delle cose che i legali dovranno accertare sarà dunque la responsabilità degli addetti di stazione che potrebbero non essere stati presenti davanti ai monitor di sorveglianza pronti a premere in tempo il bottone di arresto durante le fasi del disastro.
Andando avanti con la nostra amena lettura delle norme troviamo che la legge impone un limite di velocità degli impianti, pertanto tale scala doveva avere dei sensori che misurassero la velocità in ogni momento ed un meccanismo di arresto automatico nel caso di superamento del 40% dei limiti di velocità imposti per legge. I freni avrebbero dovuto fermare la scala entro il limite massimo di 1 metro.
Chi indaga dovrà quindi verificare se i dispositivi di misurazione della velocità dell'impianto fossero funzionanti e se l'impianto di arresto automatico fosse funzionante. In questo caso le responsabilità sarebbero della società di manutenzione e eventualmente di atac qualora fosse appurata qualche connivenza (=impiantoin funzione malgrado fosse nota qualche carenza di manutenzione)
Arriviamo poi al punto clou della questione: i tifosi che si accalcano sulla scala e ballano provocando il cedimento, tesi che la nostra sindaca ha voluto fin da subito sposare per scaricare atac, comune e società di manutenzione da ogni colpa. Affermare una cosa simile significa dire che il peso retto da scala e impianto di arresto sia stato inferiore a quello stabilito dalla legge che parla di peso nominale di 75kg per persona, di 150 kg per gradino.
Guardando il video si vede chiaramente che siamo lontani dalle 2 persone per gradino (su tutti i gradini) e dai 150 kg su ogni gradino: se teniamo conto poi, nelle fasi finali del disastro, che la scala mobile era per metà vuota, anche saltellando (cosa che peraltro non si vede nei video diffusi dai giornali) non si sarebbe potuto produrre mai un peso che superasse quello "nominale", figuriamoci quello massimo (il saltello di una persona può produrre 15-20 kg in più).
Concludiamo l'analisi con "i registri di manutenzione" che, in duplice copia, devono essere custoditi uno presso l'impianto e uno presso gli uffici dell'autorità di vigilanza. Sebbene atac abbia sostenuto sin da subito di essere in regola con la manutenzione, sebbene la ditta di manutenzione si sia aggiudicata l'appalto con una gara al ribasso di quasi il 50%, sebbene fosse necessaria fin dal 2015 una manutenzione straordinaria da sempre rimandata, parte della verià potrebbe emergere già dalla documentazione relativa alla manutenzione.
Chiudiamo con un video appena segnalatoci: le riprese da altra angolazione dell'episodio in questione. Non vediamo alcun tifoso saltare.
Restiamo con il fiato sospeso dopo aver letto l'ennesimo'invito alla moderazione da parte dell'infoatac.
Ma raccontiamo la storia dall'inizioe: Michela segnala all'infoatac la corsa delle 6.30 della linea 031 saltata e il conseguente disagio, affermando che tplScarl e infoAtac hanno rotto qualcosa.
Non è dato di sapere cosa abbiano rotto (per questo rimaniamo col fiato sospeso fino a nuovo ordine), ma di sicuro infoatac ha commesso almeno tre errori:
invitare alla moderazione: l'utente non ha usato toni volgari ne minacciosi
girare a romamobilità: le interazioni di RSM con l'utenza avvengono dalle ore 8 alle ore 16 dal lunedì al venerdì
non aver chiesto di segnalare il disservizio sul form online di atac (che atac utilizza anche per le segnalazioni relative a linee da loro non gestite)
Questo il saluto ultimo all'ennesima utente vittima della censura troppo rigida degli addetti dell'infoatac.
Protagonista di questa puntata è alina, utente che prende spesso la Roma Lido alla stazione di vitinia in direzione roma. Una pendolare come tante altre sottoposta quotidianamente ad una impresa impossibile: salire sul treno in una stazione dove il treno arriva già pieno di pendolari. Per chi non conoscesse la linea deve sapere che le stazioni di maggiore affluenza di pendolari diretti a Roma sono Lido Centro ed Acilia; Vitinia si trova "a valle di queste".
E' ovvio che la frustrazione degli utenti di questa stazione sia molto molto alta, considerato che corse speciali mattutine che partono da Acilia (2 stazioni prima) non ce ne sono più. In più la frequenza mattutina dei convogli è stata rimodulata passando dai soliti 10' ai 15' di attesa, con ovvie ripercussioni in termini di affollamento dei treni
Alina continua a sollecitare una risposta per ben 5 minuti poi, sfinita dalla duplice attesa si sfoga così:
Paradossale come il silenzio tombale di InfoAtac viene interrotto per bloccare definitivamente l'utente che da 10 minuti era in attesa di una risposta.
A lei, come al resto dell'utenza bloccata, ricordiamo che esiste il canale rtn_24 gestito da utenti del servizio pubblico che pubblica continuamente aggiornamenti sullo stato della rete di trasporto. In più, tramite canale whatsapp, come seconda chance, è possibile chiedere ad infoatac i tempi di attesa.
Altra puntata sui nostri campioni di cialtronaggine strapagati da ATAC per scrivere fesserie sui social.
In questa puntata tocca a Serenella che in via Ippocrate sta aspettando il 310 direzione Termini. L'app che ha consultato le ha risposto 15 minuti di attesa ma...la risposta dell'infoatac dopo 8 minuti (Serenella aveva chiesto alle 21.56) sembra non dare speranze: nessun autobus. E qui riprendiamo la solita tiritera sul MADORNALE ERRORE di comunicazione che un addetto non dovrebbe mai fare; oltre alla non-informazione "nessun autobus" un bravo comunicatore dovrebbe
verificare se ci sono autobus alternativi
mettersi a disposizione per proporre un percorso alternativo all'utente (ad esempio la stazione Metro B nei paragi)
La sorte è però favorevole a Serenella che due minuti dopo, alle 22.06, si vede rispondere "bus a 18 minuti": dovrà aspettare molto di più dei 15 minuti previsti alle 21.56 ma almeno arriverà a destinazione prendendo la linea desiderata.
Ennesima avventura grammaticale degli addetti dell'infoatac
In questa puntata l'accento è il protagonista principale: quando vogliamo confermare una cosa scriviamo sì con l'accento, per evitare che venga confuso con la preposizione semplice; in infoatac invece tutto fa brodo:
Va bene così allora ma...perchè qui, che non vuole accento, per l'addetto cialtrone ha l'accento?
Se non riuscite a trovare la risposta allora provate a spiegare come mai dopo il punto la lettera è minuscola...
...o come mai mentre è diventato mentra e le virgole sono così abbondanti...
...le virgole non sono abbastanza? Eccovene ancora:
Solenne (ma poi non così tanto) promessa da parte dell'infoatac nei confronti dell'utenza...
....abbiamo spoilerato parte del finale, ma la storia che vi raccontiamo in questa puntata è comunque divertente.
Iniziamo con l'annuncio "urbi et orbi" alla clientela circa la soppressione della linea 089 per indisponibilità vetture. Cristina risponde allarmata chiedendo conferma riguardo la direzione Bressanone...e qui inizia la storia.
L'addetto infoatac, senza prestare attenzione alla parola chiave "BRESSANONE", conferma la soppressione senza previsioni di ripristino gettando nella disperazione la povera Cristina.
Per fortuna sua un utente più attento riesce a svelare l'equivoco che non sarebbe sorto se l'addetto infoatac avesse prestato attenzione alle direzioni della linea 089 e della linea 89: sarebbe bastato infatti digitare 89 sul trovalinea per ottenere il seguente risultato.
E qui arriva la buona notizia:
Una volta tanto l'addetto infoatac ammette l'errore senza provare a cancellare i tweet che dimostrano la mancata attenzione nello svolgere il suo compito e, cosa del tutto eccezionale, dopo aver chiesto scusa, promette di prestare più attenzione in futuro.
...ma in generale la comunicazione dell'intera azienda (ATAC) è gestita in maniera approssimativa.
In questa puntata parliamo proprio di questo, partendo dalle interazioni utente-infoatac su twitter.
Valentina segnala di essersi recata alla fermata (segnalazione del 20 settembre n.d.r.) e di aver trovato un cartello che annuncia la sospensione a partire dal 23 settembre della linea 70 in una determinata fascia oraria. L'addetto infoatac conferma la notizia non dando troppo peso a quel "dal 23 settembre" che ha scritto valentina.
Ma valentina non si abbatte e insiste nel chiedere le motivazioni della sospensione, scoprendo che si tratta di una manifestazione che si terrà il 23 settembre e non dal 23 settembre. La conversazione finisce lì, senza ulteriori spiegazioni da parte dell'addetto dell'infoatac: non una scusa per l'errore, non un accenno a voler segnalare a chi di competenza l'errore comunicativo commesso alla fermata.
Ancora una volta un grave esempio
di cialtronaggine comunicativa di atac e infoatac.
Sveglia improvvisa (e forse anche traumatica) per l'addetto infoatac in questione che, interpellato dall'utenza, aveva attaccato il solito disco dei tempi di attesa.
Andrea chiama infoatac per segnalare una palina elettronica che non fornisce tempi di attesa alla fermata. L'addetto distratto, senza aver letto attentamente il contenuto del tweet, comincia a fare domande sulla linea interessata:
Nel frattempo (impotizziamo) qualche rumore molesto ha svegliato l'omino dormiente infoatac e, dopo qualche minuto, leggiamo finalmente: