19 maggio 2017

19.5.17

La favoletta delle scale mobili di Ostia Antica

Ostia Antica - Il castello di Giulio II

La stazione di Ostia Antica, appartenente alla linea ferroviaria Roma-Lido che collega il centro di Roma con il litorale, sorge a circa 200 metri dagli omonimi scavi archeologici e dal castello di Giulio II. 

Ostia Antica - Il teatro romano nell'area archeologica
Ogni giorno è luogo di partenza o di arrivo non solo dei numerosi pendolari ma anche di un gran numero di turisti. Oggi, di fatto, è il mancato fiore all'occhiello del trasporto romano: impresidiata come gran parte delle stazioni della linea  (ATAC ci tiene a precisare che è telesorvegliata), due sole macchinette automatiche per l'erogazione dei biglietti (spesso fuori servizio), un paio di tornelli d'ingresso (rotti un giorno si e l'altro pure), un bar a pochi metri che, quando e non ha terminato la fornitura, potrebbe vendere il famoso biglietto per utilizzare i mezzi.

Stazione di Ostia Antica

Ma lasciamo stare lo squallido pessimismo disfattista, odiato da chi ci amministra, e raccontiamo una bella favoletta dal lieto fine: le scale mobili di Ostia Antica e del suo sottopasso.

C'era una volta, tanti anni fa, un sottopasso pedonale situato a metà banchina della stazione di Ostia Antica. Era un sottopasso semplice: due rampe di scale e una galleria permettevano di passare dalla banchina direzione Roma si arrivava a quella direzione Ostia. Si trovava praticamente sotto la stazione, a pochi passi dall'ingresso, ben riparato da vento e pioggia. 


Ma era un sottopasso triste, la galleria, inaccessibile ai diversamente abili, era poco illuminata. Per superare questo problema e mettere 'a norma' la stazione (e spendere un po' di soldi pubblici) nasceva il progetto del nuovo sottopassaggio: ascensori, scale mobili, videosorveglianza e tutto quello che il confort poteva suggerire a quel tempo fu disegnato sulle carte del progetto

Veduta sottopasso lato direzione Colombo
Anche la collocazione era strategica: il cantiere in fondo alla banchina non avrebbe dato noia ai passeggeri e che avrebbero nel frattempo potuto usufruire del resto della stazione senza problemi fino al giorno dell'inaugurazione. Piccolo, insignificante dettaglio: durante il periodo invernale, in presenza di vento e pioggia, i passeggeri avrebbero dovuto fare un po' di strada all'aperto prima di raggiungere il riparo decente offerto dall'edificio principale della stazione. Ma qualche sacrificio andava pur fatto, no?

Banchina direzione Colombo
I primi 'imprevisti' arrivarono già alla collocazione della 'prima pietra': il suolo era sabbioso e instabile (centocinquanta anni fa c'era la spiaggia e il mare, che volevi trovare scavando?). Ci vollero notevoli opere di assestamento e complicati lavori per costruire delle solide fondamenta. Il cantiere durò un'eternità e, per cercare di contenere i costi esorbitanti, si decise di non installare le scale mobili ma di lasciare comunque un 'buco' dove un giorno (forse) sarebbero sorte le scale mobili.

Le scale del sottopasso con 'il buco' 

Dopo anni di silenzio, interrotto solo dal cinguettio degli uccellini in primavera, dai grilli in estate e dallo scroscio della pioggia in inverno, ATAC decideva di annunciare al mondo intero il completamento del progetto del sottopasso. Alla fine dell'Agosto del 2016 partiva finalmente il cantiere volto a migliorare il confort del sottopassaggio.

Il 'manifesto' del cantiere

Si trattava di un lavoro relativamente semplice: adattare 'il buco' alle dimensioni reali delle scale, installare gli armadietti di controllo e passare i cavi di alimentazione. In un mese e mezzo la stazione avrebbe avuto le sue scintillanti scale mobili.

Veduta del cantiere lato direzione Roma
Ma la cattiva sorte, ancora una volta, tingeva di nero il destino del progetto del sottopasso: già dopo la prima settimana di cantiere arrivò il primo lungo e misterioso stop al cantiere.

Uno dei tanti solleciti sui social

Tra i solleciti degli utenti, gli avvii e le interruzioni continue del cantiere, si cominciarono a vedere i primi frammenti di scale mobili arrivare in stazione. La data prevista di consegna (15 ottobre) fu superata e si cominciò ad andare avanti a fasi alterne senza avere la certezza della data di chiusura definitiva del cantiere.

Il monitoraggio dello stato di avanzamento dei lavori

Finalmente, dopo sette mesi da quel famoso 15 ottobre 2016 e otto mesi e mezzo dalla data di inizio del cantiere, il 15 maggio 2017 vengono rimosse le transenne del cantiere e le scale mobili sono finalmente accessibili al pubblico (lo abbiamo twittato la sera stessa). Il giorno dopo, 16 maggio 2016, ATAC, per mano di @InfoAtac, in pompa magna, annuncia la fine del cantiere e l'attivazione delle scale mobili.

Il proclama finale di ATAC

Se avete seguito la puntata precedente sapete già che siamo andati a controllare lo stesso giorno, intorno alle ore 20, visto che il giorno precedente avevamo notato la mancanza delle transenne ma le scale erano ferme. Il risultato è stato il seguente:


Qualcuno sui social ci ha fatto però notare che 'il controllo' era avvenuto in un orario non di ufficio (anche noi per campare abbiamo da lavorà), pertanto il giorno dopo siamo tornati a controllare con il seguente risultato:


Ecco dunque il lieto fine:
le scale di Ostia Antica funzionano

Chiudiamo la puntata però con una punta d'amaro in bocca: vi capiterà spesso di trovarle ferme e immobili, disattivate da remoto, come accade per le scale mobili di altre stazioni. Il perchè forse è dovuto alla mancanza dell'omino che le telesorveglia. La nota amara sta nel fatto che gli ascensori del sottopassaggio (anch'essi telesorvegliati) restano invece attivi fino al momento in cui la stazione chiude; ed è anche giusto visto che i diversamente abili hanno il diritto di muoversi liberamente in stazione. A noi piace immaginare (se ce lo permettete) l'omino telesorvegliante che, arrivato ad un certo punto, chiuda uno dei due occhi e dica di non essere capace di guardare i due schermi (ascensori e scale mobili) praticamente vicini.

...e vissero felici e contenti!
(o almeno così ci dicono che sia andata a finire)


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