5 aprile 2020

5.4.20

Riflessioni ad alta voce: emergenza COVID e i respiratori venduti alla Grecia

Nel marasma informativo ai tempi della pandemia, una notizia sembra passare inosservata ai media.

Parliamo di una notizia che, per il periodo particolare che stiamo vivendo e le disposizioni attuali del governo, è grave e, credo, non abbia fatto indignare abbastanza l'opinione pubblica. Anzi, sembra quasi essere stato ignorato.

La notizia, del 24 marzo, battuta da agenzia giornalistica italiana, ansa, messaggero ed altre testate, parla di una spedizione commerciale di oltre mille respiratori adatti alla terapia intensiva per i malati di covid in partenza per la Grecia nel porto di Ancona. Il carico, intercettato dalle forze dell'ordine, è stato sequestrato e donato alla protezione civile, il rappresentante della ditta è stato denunciato.


Ancora una volta viene fuori l'Italia paese dei furbetti e profittatori che guardano più al quattrino che alla salute e al bene della gente. Può essere comprensibile che la ditta produttrice, con sede a Milano, non sia il fatebenefratelli e abbia come obbiettivo primario quello di fare soldi; quello che meno si comprende è il perchè non abbia bloccato la spedizione in questione e non abbia tentato di vendere (o svendere) il materiale allo stato italiano.

Non bastavano gli imprenditori (anche essi denunciati) che hanno tentato di vendere su internet a prezzi esorbitanti i "miracolosi kit di protezione anti covid", era proprio necessaria la ciliegina sull'italica torta con la ditta che, in barba all'emergenza, esporta materiale utile a salvare vite.

In questo periodo di emergenza abbiamo letto di fabbriche parzialmente riconvertite per produrre dispositivi medici di ogni tipo atti ad arginare l'emergenza COVID: dalla FIAT alle industrie tessili sembra essersi mosso tutto il paese. Abbiamo anche letto di iter burocratici e gare d'appalto velocizzate per cercare di moltiplicare i posti disponibili di terapia intensiva.


Forse la paura del "pagherò all'italiana" (minimo 180 giorni) che ha distrutto parte della nostra economia ha dissuaso l'imprenditore milanese a contribuire alla causa italiana senza rimetterci i quattrini? Più probabilmente il guadagno facile e sicuro i motivi della tentata furbata. Quel che è innegabile è che nella mobilitazione generale gli sciacalli nel nostro paese riescono (e continuano) a prosperare: siamo e continuiamo ad essere il paese dei furbetti.


Il ragionamento fatto fin qui potrebbe suonare abbastanza "sovranista" ad alcuni lettori: l'emergenza COVID non è solo italiana etc etc.

Considerate però gli aiuti all'italia che stanno arrivando da Cina, Germania e addirittura Cuba.

Stiamo letteralmente nella mer*a, sanità a rischio collasso, ci aiutano (gratis), e "noi" ci permettiamo di continuare a commercializzare respiratori all'estero?
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