7 giugno 2020

7.6.20

Riflessioni ad alta voce: il miracolo del COVID19 nelle scuole italiane.

Puntata avvelenata quella odierna, basata su riflessioni su coloro che da sempre usano mille scuse per non lavorare.



Parliamo di una situazione che nelle scuole è diventata una usanza ormai consolidata: insegnanti precari che chiedono l'assegnazione in posti lontanissimi da casa per guadagnare punti nella classifica della scuola (le famose graduatorie).


Non tutti si guadagnano onestamente tali punti: molti ricorrono a malattie, indisposizioni, aspettative, gravidanze (immaginarie?) pur di non andare a lavorare lontano da casa. Tale disonestà purtroppo ricade inevitabilmente sulla collettività, in particolare sugli studenti che rimangono senza insegnante e che in alcuni casi (causa burocrazia e leggi varie) non hanno diritto al supplente. Fino ad oggi il fenomeno è rimasto parzialmente sommerso, come nel caso del lavoro nero, visto che il disagio scolastico dell'insegnante assente era vissuto dalle famiglie come qualcosa di "personale" e circoscritto alla classe del proprio figlio.


Poi è arrivato il covid19, sono iniziate le lezioni a distanza e, come per magia, la maggior parte degli insegnanti che erano malati, in aspettativa o assenti per cause più disparate, improvvisamente ritornano in cattedra e sono disponibili ad insegnare. La didattica a distanza ha praticamente curato la malattia di questi personaggi che, con la scusa di non potersi muovere da casa, salvano capra (il non-viaggio verso il luogo di lavoro) e cavoli (lo stipendio intero, privo di decurtazioni per assenze). Il fenomeno ovviamente dà fastidio ai supplenti per professione che si vedono privati di lavoro e stipendio e che cominciano a pestare i piedi perchè non possono più mangiare quella "torta" che disonestamente veniva spartita dietro le quinte tra precari e finti malati.


Non stiamo a discutere sugli istituti che garantiscono il lavoro a chi non può andare a lavoro, frutto di anni di battaglie sindacali, per carità! Discutiamo però sul fenomeno del "migrante economico" che vuole il lavoro ma non vuole lasciar casa e per evitare questo sacrificio approfitta in modo disonesto delle garanzie che vengono date al lavoratore che non può lavorare.

In poche parole, ci piacerebbe che accadesse agli insegnanti quanto accade agli studenti: al di sotto di una certa soglia di presenza si viene bocciati. Perchè dunque non negare agli insegnanti il punteggio in graduatoria se le loro assenze superano il venti o addirittura il dieci per cento dell'orario previsto di lezione in classe? Perchè non penalizzare questi furbetti della scuola che vivono da parassiti alle spalle della didattica negata ai nostri figli?


Una soluzione facile da mettere in campo ma, per alcuni troppo semplicistica. Fatto sta che nessun governante fino ad oggi ha tutelato gli studenti dal fenomeno oggetto di questa puntata.
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